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ILLUMINAZIONE?



1- L’illuminazione non esiste se non per l’ego che crede nella propria ignoranza. Solo nella personalità esiste la convinzione  che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato in noi e che quindi si debba cambiare. Questa convinzione e’ talmente profonda che tinge ogni aspetto della nostra quotidianità ed e’ il motore principale dello sforzo egoico di migliorarsi. Questo sforzo e’ basato sul rifiuto di base di ciò che siamo, su un costante giudizio, su pregiudizi e standard definiti socialmente che poco hanno a che vedere con la nostra esperienza personale. Nel mondo spirituale, questo giudizio su noi stessi si manifesta attraverso l’idea dell’illuminazione - “l’ultimo incubo”, la definisce Osho – che rappresenterebbe la salvezza dall’ignoranza. Questa ignoranza e’ data per scontata, così come il bisogno di essere salvati da lei affermando così una visione dualistica dell’esistenza, dove illuminazione ed ignoranza si oppongono e si sostengono.
2- L’ego e’ una struttura che fa parte del processo evolutivo. Il bambino appena nato non ha un ego. Esso si sviluppa gradualmente strutturandosi attraverso mattoni costituiti da relazioni affettive ed energetiche  tra l’infante da un lato e madre e padre dall’altro. L’ego  non e’ buono o cattivo, spirituale o no,  e’ solo necessario alla dinamica soggetto- oggetto: laddove esiste un tu, necessariamente esiste un io. Nella nostra identificazione con questo Io, nasce l’illusione della separatezza dall’altro. Ego diviene il motore del dualismo: finché crediamo che il dualismo e’ reale, non possiamo che identificarci con l’ego

3- Il dualismo e’ originato principalmente  dalla nostra identificazione col corpo fisico e la falsa esperienza di un dentro e di un fuori sostenuta dai confini della pelle. Questo confine primario rappresenta anche la prima esperienza di separazione dalla madre e il riconoscimento di un oggetto esterno. E’ anche la sede principale e più immediata della nostra esperienza. L’identificazione avviene con l’immagine “esterna” del nostro corpo – così com’è vista dagli altri o allo specchio - e con l’immagine “interna” del corpo – ossia come ci vediamo e sentiamo da dentro - e con un senso fondamentale d’identità - l’io che vive dentro questo corpo.

4- Dentro e fuori sono categorie spaziali attraverso cui possiamo fare esperienza di noi stessi tridimensionalmente. Insieme  al concetto di tempo cronologico ci permettono l’auto-riflessione. Io come soggetto conosco me stesso e il mondo come oggetti.

5- L’auto-riflessione  su eventi nello spazio e nel tempo  si manifesta nella forma di concetti attraverso cui definire la nostra esperienza e noi stessi.


6- I concetti, intrinsecamente  limitati, ci offrono necessariamente un’immagine della realtà e di noi stessi come limitati e bisognosi di cambiamento e miglioramento. Da qui il desiderio d’illuminazione.
 Quando chiudo gli occhi e non sovrappongo concetti alla pura presenza di ciò che e’, non c’e’ auto-riflessione, non ci sono tempo e spazio, dentro e fuori, non c’e’ ego né illuminazione.
Avikal E. Costantino




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