mercoledì

 IL RE LUCERTOLA E LA MANTA SAGGIA 

Conosco Pili Mo'o da anni, da anni ci incrociamo nella conventions sparse per il mondo e la nostra amicizia e stima reciproca è cresciuta negli anni.Depositario di quella tradizione culturale, tribale e guerriera del tatuaggio, maori, oceanico, marquesan e somoano.Le nostre vite si sono incrociate ancora, lui è venuto a genova, mio ospite a casa mia e nel mio studio.Da tempo desideravo un suo tatuaggio, e così ci siamo messi a progettarlo, a discutere su vari soggetti.Lui ha iniziato a farmi domande specifiche sulla mia vita e infine ha letto un pezzo che scrissi come contributo al libro di Avikal sul giudice interiore. Parlava del mio conflitto adolescenziale con mio padre, della comprensione della sua immagine di superego, della scoperta di mio padre come essere umano e di come tutto questo si manifestava ora nel rapporto coi miei figli.
Dopo quella lettura non ci furono più dubbi il simbolo prescelto era la Manta Reale simbolo oltre che di saggezza anche di protezione della connessione con gli antenati e di benedizione verso le generazioni future.Io sento che il posto deve essere il plesso solare, il terzo centro.Inizia a tracciarmi le linee col pennarello, poi mi fa stendere a terra con un grosso cuscino dietro la schiena che mi inarca e mi fa tendere la pelle della pancia.La particolarità del tatuaggio samoano è che non lo puo' fare solo il tatuatore, ma è fatto in comunione con la persona che tira la pelle (in questo caso da Penina Samo'o, sua moglie) e da chi riceve il tatuaggio che deve trattenere il fiato, in una sorta di concertazione a tre.Non era la prima volta che mi rapportavo col dolore fisico attraverso il tatuaggio, ma questa volta, forse per gli strumenti rudimentali e forse per la zona prescelta, il dolore è fortissimo. Mo'o inizia a battere e ogni colpo è una fitta lancinante che mi scuote. Trattengo il fiato e lui e Penina insieme a me. Non ho modo di resistere, posso solo essere presente e osservare il dolore e essere presente a quello che succede nel momento.
Ogni volta che mi distraggo il dolore è insopportabile e mi riporta all'attenzione.
Dopo circa un'ora di respiri che vanno in sincrono sento l'atmosfera carica di energia sento la connessione che esiste tra me, Mo'o e Penina, come un unico organismo viviamo, percepiamo e respiriamo all'unisono. Lentamente entro in una dimensione, in una "zona" dove anche il dolore è parte della mia esperienza, mi sento abbandonare e sostenere allo stesso tempo. Il dio Tatau è sopra di noi e mostra la sua energia violenta e crudele, ma lentamente realizzo in questo la sua misericordia nell'accompagnarmi attraverso il dolore verso la Forza, verso un potere che è più grande di me.
Dopo tre ore, Fa'e, la Manta Reale, è completata, Mo'o e Penina escono dalla stanza, mi lasciano rilassare, lentamente rincomincio a pensare, mi guardo allo specchio, il tatuaggio è un simbolo bellissimo, lo sento vivo, parlante, mi sento connesso, grande, forte.
Grazie, Mo'o, Penina e Tatau.

Yesh Marco Firinu


giovedì








Navigando ed esplorando vari aspetti della mia personalità (enneatipo otto) ho iniziato ad osservare quella particolare tendenza che mi ha caratterizzato: il confronto. A considerare come quest’attitudine mi abbia portato nel tempo a procurare ed a ricevere molte ferite, con il risultato di permettere al mio superego di fornirmi la giustificazione per difendermi dalle emozioni e dai sentimenti, di isolare la connessione col cuore, di non permettere che quest’ultimo sia toccato dal dolore che una ferita procura.
Non dare il proprio cuore a nessuno, persone, relazioni, neanche ad animali, sembrava essere la soluzione, ricoprendo tutto questo di un manto anche “spirituale”, giustificandolo con un malinteso senso del distacco  e dell’osservazione.
In queste condizioni, col cuore protetto da una corazza, non più raggiunto e toccato dalle fitte che per esempio una relazione di qualunque tipo può procurare, al sicuro e al buio, quella corazza si è trasformata lentamente in un sarcofago dove amore, gioia, intimità, confidenza e condivisione sono sepolte e dove il cuore, al sicuro da qualunque raggio di luce, lentamente diventa duro, insensibile, cinico, indifferente, simile ad un cadavere.
Nella mia esperienza, questa condizione d’isolamento è simile ad un inferno freddo e tetro, separato dalla Vita, dall’universo, dall’Amore.
Ma osservando tutto ciò mi è apparso sempre più chiaro che non ci sono molte possibilità di scelta.
L’alternativa alla percezione del dolore del cuore, delle emozioni, dei sentimenti,  sembra quindi essere l’inferno.
Un cuore vivo e di carne procura inevitabilmente il dolore così come la gioia ed è  partecipe della vita, viceversa, difendersi dal dolore garantisce la sopravvivenza (così come il giudice interiore vuole) ma credo impedisca la totalità della vita e dell’amore.
Yesh Marco Firinu

mercoledì

ERA IL PIU' GRANDE

.

La Vita mi ha teso un agguato, ieri da un cassetto  è uscita questa foto, è mio Padre, probabilmente negli anni 40, forse durante la 2° guerra mondiale.  

Prima che il mio “giudice” arrivasse a “difendermi” un’onda di  emozioni  mi ha pervaso: stupore, gioia, tristezza, malinconia, … dolore …

La osservo, quello sguardo che mi piaceva così tanto, ironico, sicuro, di sfida, che ho anch’io nelle foto di quando avevo più o meno la sua età, quello sguardo che inizio a ritrovare anche nei miei figli ….

Ricordi che erano sepolti affiorano; mi ricordo di quando lui guardava il cielo, io guardavo i suoi occhi, erano cosi profondi, neri, riflettevano il cielo, come pozze d’acqua in cui sprofondavo ammirato, totalmente innamorato, fiducioso, felice.

Mentre mi chiedo cosa possa essere successo dopo quel periodo mi viene in mente una vecchia canzone: “the greatest man I never  knew”  .. una morsa mi accerchia il cuore e mi tende la gola … lascio che sia … un balsamo di lacrime arriva ad ammorbidire la morsa…

Riesco a dire si a quel dolore così vasto e mentre cedo ne percepisco la profondità, mi arrendo e mi sento più grande e forte.

Era veramente l’uomo più grande e magnifico, e ora dopo tutto il lavoro sul superego/giudice interiore, so che non l’ho mai conosciuto veramente.

Era il più grande, sarei stato ore ad ascoltarlo, ma era molto stanco quando rientrava, e più il tempo passava e più lui diventava taciturno.
Era il più grande, era magnifico come un dio e  pensavo che quel grande uomo non sarebbe mai morto, ma una buia mattina d’inverno e uscito ed è morto come muoiono tutti gli uomini.
Era il più grande, non mi ha mai detto “ti voglio bene”. 
Ora so, che pensava che io lo sapessi.

- Yesh Marco Firinu –

The Life  ambushed me yesterday,  by a tray came out this photo, is my father,  probably in 40 years, perhaps during 2nd World War. Before my inner  judge arrived to "defend" me,  a wave of emotions  pervaded me: wonder, joy, sadness, melancholy,…pain ... ...

 I watch his look,  the look that I liked so much, ironically, safe, challenging, which I also have in some photos when I was about his age, the same look that I beginning to find even in my children .... Memories that were buried emerge, I remember when he looked at the sky, I watched his eyes, they  were so deep blacks, reflecting the sky as pools of water which would sink; admiration, love completely, confident, happy. While I wonder what might have happened after that period I remember an old song: "The Greatest Man I Never Knew" .. a clamp encircling the heart and the tension  increases in my throat ... I let a balm of tears come to soften the grip ...

I can say yes to that pain is so vast, and while I cede, I perceive the depth, I surrend and I feel  much bigger and stronger.
He was really great and wonderful man, and now after all the work on the superego / inner judge, I know that I never really knew him. 

It was the greatest, I would listen him to hours, but was very tired when he returned, and more time passed and the more he became silent. 

He was the greatest, was magnificent as a god and I thought that this great man would never die, but a dark winter morning he went out and died as all men die. 
He was the greatest, he have never said "I love you." Now I know,  he thought  that  I knew.

- Yesh Marco Firinu -

lunedì

ILLUMINAZIONE?



1- L’illuminazione non esiste se non per l’ego che crede nella propria ignoranza. Solo nella personalità esiste la convinzione  che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato in noi e che quindi si debba cambiare. Questa convinzione e’ talmente profonda che tinge ogni aspetto della nostra quotidianità ed e’ il motore principale dello sforzo egoico di migliorarsi. Questo sforzo e’ basato sul rifiuto di base di ciò che siamo, su un costante giudizio, su pregiudizi e standard definiti socialmente che poco hanno a che vedere con la nostra esperienza personale. Nel mondo spirituale, questo giudizio su noi stessi si manifesta attraverso l’idea dell’illuminazione - “l’ultimo incubo”, la definisce Osho – che rappresenterebbe la salvezza dall’ignoranza. Questa ignoranza e’ data per scontata, così come il bisogno di essere salvati da lei affermando così una visione dualistica dell’esistenza, dove illuminazione ed ignoranza si oppongono e si sostengono.
2- L’ego e’ una struttura che fa parte del processo evolutivo. Il bambino appena nato non ha un ego. Esso si sviluppa gradualmente strutturandosi attraverso mattoni costituiti da relazioni affettive ed energetiche  tra l’infante da un lato e madre e padre dall’altro. L’ego  non e’ buono o cattivo, spirituale o no,  e’ solo necessario alla dinamica soggetto- oggetto: laddove esiste un tu, necessariamente esiste un io. Nella nostra identificazione con questo Io, nasce l’illusione della separatezza dall’altro. Ego diviene il motore del dualismo: finché crediamo che il dualismo e’ reale, non possiamo che identificarci con l’ego

3- Il dualismo e’ originato principalmente  dalla nostra identificazione col corpo fisico e la falsa esperienza di un dentro e di un fuori sostenuta dai confini della pelle. Questo confine primario rappresenta anche la prima esperienza di separazione dalla madre e il riconoscimento di un oggetto esterno. E’ anche la sede principale e più immediata della nostra esperienza. L’identificazione avviene con l’immagine “esterna” del nostro corpo – così com’è vista dagli altri o allo specchio - e con l’immagine “interna” del corpo – ossia come ci vediamo e sentiamo da dentro - e con un senso fondamentale d’identità - l’io che vive dentro questo corpo.

4- Dentro e fuori sono categorie spaziali attraverso cui possiamo fare esperienza di noi stessi tridimensionalmente. Insieme  al concetto di tempo cronologico ci permettono l’auto-riflessione. Io come soggetto conosco me stesso e il mondo come oggetti.

5- L’auto-riflessione  su eventi nello spazio e nel tempo  si manifesta nella forma di concetti attraverso cui definire la nostra esperienza e noi stessi.


6- I concetti, intrinsecamente  limitati, ci offrono necessariamente un’immagine della realtà e di noi stessi come limitati e bisognosi di cambiamento e miglioramento. Da qui il desiderio d’illuminazione.
 Quando chiudo gli occhi e non sovrappongo concetti alla pura presenza di ciò che e’, non c’e’ auto-riflessione, non ci sono tempo e spazio, dentro e fuori, non c’e’ ego né illuminazione.
Avikal E. Costantino




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giovedì
























WikiLeaks: Il superego delle nazioni rivelato.

E' interessante osservare quello che sta succedendo in questi giorni con le rivelazioni di Wikileaks.
Quello che appare è qualcosa che conosciamo bene. Quelli tra noi che hanno intrapreso il percorso di conoscenza del giudice interiore troveranno una certa familiarità tra i meccanismi di controllo della realtà che una nazione opera e i propri.
Entrambi si fondano e si sostengono attraverso i "giudizi", gli "apprezzamenti", le "condanne", le "valutazioni", proprio come facciamo sia io che te, noi tutti, quando siamo identificati con le funzioni del giudice interiore.
Il fine è manifesto in una delle principali funzioni del g.i. e cioè quella sopravvivenza (in questo caso di una colletività e non di un individuo) e che per essere garantita a secondo delle situazioni reagisce con l'aggressione o con la manipolazione, impegnandosi nel distinguere gli amici dai nemici, situazioni pericolose da zone "franche", tutte comunque da tenere sotto il controllo vigile e attento del Cane da guardia, del Guardiano della soglia.
E' anche interessante notare le reazioni dei "giudicati" che esattamente come fa l'ego sotto attacco, reagisce minimizzando, facendo finta di niente, o attancando a sua volta.
Quello che trovo incredibilmente interessante è come il g.i. viene proiettato dai singoli individui nella struttura di una società, di una nazione e come questo prenda vita come un gigantesco Golem.
Siamo quello che pensiamo e quello che sta succedendo a me sembra un'incredibile dimostrazione di questa verità.
Yesh Marco Firinu

lunedì

SIAMO I SENSI DELL'ASSOLUTO

by Avikal E. Costantino

...appena uscito dal corso di cinque giorni sull’Assoluto facilitato al Villaggio Globale a Bagni di Lucca.

Che fortuna poter condividere quest’avventura e viaggiare con altri consapevolmente nell’immenso misterioso…e poi saltar fuori e tornare nella forma e nella limitazione...e poi dissolversi nell’oro di fusione, nella gioiosa e semplice contenta innocenza...e poi reinsediarsi nella struttura della personalità e osservare i mutamenti, le comprensioni, gli aggiustamenti che avvengono come effetto del viaggio.

Si, è andata così, ogni momento imprevedibile, completo e perfetto con questo SI senza condizioni che ci sosteneva tutti e ci faceva navigare con agio e piacere in tutte le dimensioni della realtà.

In questi anni, voi che avete lavorato con me in gruppi, corsi, training e ritiri avete apprezzato la scoperta di un approccio alla vita spirituale che non crea divisioni con la personalità, con l’ego, con il superego e avete avuto modo di riconoscere e praticare la fondamentale inclusività della Vera Natura ma è anche vero che troppo spesso ancora dimentichiamo L'Amato, l’Assoluto, il Grande Spirito, e questo, pur con minori conflitti e separazione ancora non ci permette di vivere la nostra piena preziosità.

Questo sono stati questi giorni, rimembranza e rimembranza e poi ancora rimembranza e lasciarsi dissolvere dall’Assoluto rigenerandosi in esso, e lasciarsi disintegrare dal Grande Spirito ricongiungendosi ad esso per poi ritrovarlo nella forma. La goccia si è dissolta nell’oceano, l’oceano ha riempito la goccia….e noi, banda di mutanti spirituali continuiamo il nostro cammino dando occhi, e mani e bocca... con amore, stupore e curiosità.





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POEMA DELL’ASSOLUTO - Lama Tibetano
SENZA UN CENTRO, SENZA UN LIMITE
LUMINOSA ESPANSIVITA’ DELLA CONSAPEVOLEZZA CHE TUTTO
INCLUDE
VIVA E SCINTILLANTE VASTITA’
PRESENZA NATURALE E PRIMORDIALE
SENZA UN DENTRO O UN FUORI
CONSAPEVOLEZZA CHE NASCE IN SE STESSA
E DA SE STESSA
GRANDE COME IL CIELO
OLTRE MISURA
OLTRE DIREZIONE
OLTRE LIMITAZIONE
QUESTA IMMENSA COMPLETA APERTURA
SPAZIO INSEPARABILE DALLA CONSAPEVOLEZZA
IN QUELLA SPAZIOSITA’ SENZA NASCITA
APPAIONO I FENOMENI COME ARCOBALENI TRASPARENTI
REAMI PURI ED IMPURI
I BUDDA E GLI ESSERI SENZIENTI SONO VISTI BRILLANTI E DISTINTI
FINO A DOVE GIUNGE IL CIELO COSI’ LA CONSAPEVOLEZZA
FINO A DOVE GIUNGE LA CONSAPEVOLEZZA COSI’ LO SPAZIO
ASSOLUTO
CIELO DI CONSAPEVOLEZZA, SPAZIO ASSOLUTO
INDISTINGUIBILE IMMENSA VASTITA’ TERRENO
DEL SAMSARA E DEL NIRVANA
ESSERE GIORNO E NOTTE IN QUESTO STATO ENTRARCI CON AGIO
QUESTA E’ GIOIA!

Integral Being Institute ©



sabato


TORNANDO CASA - di Avikal E. Costantino
frammenti, senza una sequenza temporale, momenti che hanno avuto un significato, esperienze che hanno aperto comprensioni, eventi in cui mi sono perso o ritrovato e attraverso cui condivido me stesso e il mio percorso. Ognuno di questi momenti e’ stato una svolta, un riconoscere e un lasciare andare, e un arrendermi ad una intelligenza molto più grande di me, quella della vita.
Frammento n.1
Avevo undici anni quando per la prima volta mi accorsi con certezza che non avevo più casa.
In qualche modo - sentito nelle viscere e nel cuore, ma rifiutato nella mente - mi ero allontanato da casa, a volte a passettini, a volte con salti enormi, e avevo perso la direzione.
C’era dentro un distante ricordo che affiorava con il tocco leggero, improvviso e misterioso, di una malinconia, di un desiderio sconosciuto.
Ero seduto su un divanetto o qualcosa del genere, quando mi accorsi di non essere più a casa.

Qualche giorno prima era morto mio nonno.
Ricordo me stesso seduto su un tappeto ai piedi della sua poltrona preferita, nel suo studio. Sul tavolino tra le altre cose c’erano due statuine che solo più tardi, parecchi anni dopo, seppi riconoscere come due raffigurazioni del Buddha. Una era non so bene di che materiale, nero, con il Risvegliato rappresentato nella sua forma cinese: col pancione, la testa calva e due orecchie grandi grandi e sorridente, abbagliante nel sorriso, così innocente e deliziosamente solleticante a
sfidare ogni pesantezza e serietà. L’altra statuina era di una pietra soffice, con la pelle del Buddha di un pallido avorio e gli abiti di un blu verde. Lui qui era più smilzo, la forma più delicata ed aristocratica, il sorriso più misterioso. Vive con me oggi, montato su un sostegno di legno, di mogano viola, che ho lisciato io, con le mie mani e un gran piacere.
Mio nonno era morto ed io non versavo neppure una lacrima.
Avevo amato molto quell’uomo dallo sguardo sereno ed acuto, eppure non una lacrima.
Fu allora che mi accorsi di essermi perso. E non fu perché non piangevo, bensì perché sentivo che nessuno poteva capire perché non ci fossero lacrime e “com’e’ possibile che non piangi?”
Un senso disperato di solitudine e diversità mi avvolsero come un mantello, stavo seduto lì annichilito, dicendomi dentro che dovevo essere diverso e che non avrebbero capito e che se non piangevo non appartenevo, e intanto le lacrime non uscivano.

Vent’anni dopo sono seduto su una sedia, in una stanza d’appartamento a Città del Messico. Sul tavolo di fronte a me ci sono tutti gli oggetti di un rito magico contro il malocchio. Candele bianche e rosse, uno specchio, erbe varie, del filo, denti di giaguaro, un bicchier d’acqua
con il rosso di un uovo dentro, altre cose che non ricordo.
La curandera - guaritrice e sciamana, una donna meticcia di media età - si alza all’improvviso e venendomi vicino fa grandi segni di commozione e mi ringrazia, e mi ringrazia, perché ho benedetto la sua casa. Sono sorpreso e non capisco fino a quando lei mi spiega, tutta
eccitata, che ho portato con me due spiriti-guida e che questo e’ molto raro.
So chi sono. Uno e’ il nonno per cui non avevo pianto ma che avevo
sempre sentito vicino, insieme alle statue del Buddha.

martedì

Scuola dei Calegheri in Campo S.Tomà. Venezia
Martedì 30 Novembre Ore 17.30
INFO: Biblioteca S.Tomà tel. 041 5235041


PRESENTAZIONE
“DIMENSIONI E POTENZIALITÀ DELL’ESSERE”
Avikal E. Costantino
Autore di “La libertà di essere se stessi. Conoscere il giudice interiore.”
“Senza maschera. La scoperta del Sé autentico.”
Avikal E. Costantino è un insegnante spirituale. Curiosità, passione e amore per la verità
guidano il suo insegnamento e si trasmettono in modo chiaro e penetrante.
E’ fondatore e direttore dell‘Integral Being Institute con attività in Europa, Asia e Australia.
Ha lavorato come antropologo e free-lance fotografo.
Il suo amore per le Arti Marziali, iniziate nel 1970, lo porta a diventare insegnante di Aikido e
di Spada nel 1987, mentre il suo amore per il corpo gli fa imparare e praticare professionalmente:
Shiatsu, Yu-Ki e Seitai (tecniche di guarigione con le mani).
Dal 1989 al 1994 è direttore dell’Osho School for Centering and Zen Martial Arts a Pune, India.
Coinvolto con lo Zen e l’Advaita per più di 25 anni, dirige attualmente ritiri
come “Satori” e il “Ritiro Intensivo di Consapevolezza” .
Dal 1997 ha sviluppato in maniera innovativa ed originale un approccio dinamico al lavoro
con il Giudice Interiore. È ben noto insegnante del lavoro sulle Dimensioni dell’Essere (Essenza) e
dell’Enneagramma. Dirige inoltre seminari su Presenza, Consapevolezza e Risoluzione dei conflitti come Life-Coach e Management Trainer, in Italia e Australia.
E’ autore di due libri di successo: “La libertà di essere se stessi. Il giudice interiore e il conflitto tra dovere ed essere”, Tecniche Nuove, e “Senza Maschera. La scoperta del Sé autentico”, Tecniche Nuove, Milano 2009.

domenica

DISCORSO DI OSHO SUL SANNYAS
VIDEO TRATTO DA UNA SINGOLA IMMAGINE ANIMATA




Cosa significa ridiventare integro?
Indicazioni preziose nell'insegnamento di Osho

lunedì



INTEGRAL BEING INSTITUTE



Newsletter - Febbraio 2010










Cara amica, caro amico,
probabilmente sei ben consapevole della presenza di quello che chiamiamo il Giudice Interiore nella tua vita quotidiana e di come condiziona la tua liberta' e autenticita'.
Accorgendomi con sempre maggior chiarezza delle implicazioni devastanti della sua presenza decisi, a un certo punto, di dedicarmi con assoluto impegno a questa tematica, ed, eventualmente, di creare un processo che avesse la capacita' di portare luce e comprensione. Questo accadeva piu' di dieci anni fa'.

Da allora ho lavorato con un mare di gente: italiani, tedeschi, scandinavi, olandesi, australiani, americani, israeliani, giapponesi, croati, spagnoli...
Ora e' disponibile un percorso che comprende tre seminari chiamato: La liberta' di essere se stessi; ho scritto e pubblicato due libri e formato insegnanti.

L'assoluta maggioranza della gente sottovaluta l'impatto del giudice interiore nella sua vita, o preferisce evitare di vederlo o crede di essere troppo "spiritualmente avanzata" per fare i conti con questa struttura psichica.
Il fatto e' che fino a quando non affrontiamo direttamente il superego, comprendendo la sua funzione e integrandolo e trascendendolo, non ci puo' essere vera liberta' ed il processo evolutivo personale continua ad incontrare blocchi e resistenze generati dal Giudice Interiore che e' guardiano dello status-quo della personalita', nemico dell'amore, della chiarezza e della trasformazione.Imparando a trasformare coscientemente la nostra relazione con il superego smetteremo di proiettare i nostri conflitti interiori sulle persone intorno a noi. Entreremo in contatto con una pace interiore che si manifestera' progressivamente nelle nostre relazioni. Smetteremo anche d'incolpare gli altri e reagire meccanicamente, di trovare scuse e creare separazione, e scopriremo la dignita' d'essere completamente responsabili della nostra vita.

con amore
Avikal
http://www.integralbeing.com/index-it.htm


Training di formazione sul Giudice Interiore
a giugno del 2010 comincia il nuovo Training Base di Formazione sul Giudice Interiore (a cui seguira' un Training Avanzato nel 2011). Per approfondire la tua esperienza personale del Superego nella vita quotidiana, le relazioni e le situazioni di lavoro.
Per terapisti, coaches, psicologi e chi lavora con la gente.
Il Giudice e l'identita' del Se'.
Il Giudice e lo Spazio.
Il Giudice nelle relazioni.
Il Giudice e l'abbondanza.
Il Giudice e la sessualita'.
Lavorare con il superego: come dare sessioni individuali e di coppia.
Dispense e registrazioni audio saranno disponibili durante lo svolgimento del training.
per informazioni dettagliate vai su http://click.icptrack.com/icp/relay.php?r=1032785864&msgid=1937407&act=WWUS&c=419812&destination=http%3A%2F%2Fwww.integralbeing.com%2Fdiscr-laliberta.htm

La liberta' di essere se stessi 1: conoscere il giudice interioreMaggio 14 (ore 10)/16,
The Campus, Povegliano, Italia con Avikal - Info ufficio@oshocampus.com tel.+39.0456350786

La liberta' di essere se stessi 2: immagine di se' e spazioMaggio 21 (ore 10)/23,
The Campus, Sommacampagna, Italia con Avikal - Info ufficio@oshocampus.com tel.+39.0456350786

La liberta' di essere se stessi 3: dalla scarsita' all'abbondanzaMaggio 28 (ore 10)/30,
Villaggio Globale, Italia con Avikal - Info info@globalvillage-it.com tel.+39.058386404

La liberta' di essere se stessi 3: dalla scarsita' all'abbondanza Ottobre 15 (ore 10)/17,
The Campus, Povegliano, Italia con Avikal Info ufficio@oshocampus.com tel.+39.0583864404

giovedì

E’ un ritiro di meditazione, presenza, auto-indagine, alla ricerca di Chi c’è dentro, di chi sei veramente.
Sperimentare la tua Vera Natura, è una possibilità straordinaria, è uno spostamento dal piano della personalità al piano dell’Essere.
“Chi c’è dentro?” è una domanda che ti porta direttamente ad incontrare il tuo volto originale.
- dal 2 al 4 aprile 2010 - inizio ore 20.30 del 1° aprile all'O.M.C.di Sommacampagna - VR
con KARUNA CINELLI http://www.devakaruna.it/




“La verità non è nè il tuo sapere nè le tue idee, la verità è il tuo essere.Tu sei la verità. Dove mai potrai cercarla se non dentro di te?” - Osho -

mercoledì



illustrazione di ANDRE KUTSCHERRUER

SATORI
Benvenuti sul pianeta Terra! Benvenuti su questo affascinante, imprevedibile, misterioso e provocante pianeta.
Chi sei tu? E cosa ci fai qui? Stai partecipando al manifestarsi del mistero di questa esistenza? Cammini sul pianeta con curiosita' e passione e una mente aperta? Il tuo cuore brucia di desiderio e stupore? Questo, sempre e solo questo, e' un momento perfetto per entrare dentro di te e trovare la tua vera natura e il significato del tuo viaggio. Per scoprire i talenti unici che porti e lo scopo del tuo essere.

Cos'e' Satori?
Satori e' auto-inchiesta radicale.
E' andare sotto la pelle e nel cuore e nella pancia e vedere e sentire cosa m'impedisce di essere me stesso. Qual'e' la mia vera natura? Com'e' che mi perdo o sento che non c'e' tutto me stesso, qui, ora? Cos'e' questo vuoto che m'impaurisce? Che cosa e' questo anelito ad essere vera, reale, completa? Che cosa ci faccio qui? Auto-inchiesta vuol dire aprire e sconvolgere i meccanismi con cui ripetiamo il passato e distruggiamo il presente.Auto-inchiesta vuol dire trovare il modo di essere cosi' presenti nel qui/ora da avere UN'ESPERIENZA DIRETTA DI TE E DELLA REALTA', viva e fresca, libera dai filtri del condizionamento. L'obbiettivo di questo ritiro e' darti questa ESPERIENZA DIRETTA dell'ESSERE, una esperienza di RISVEGLIO, una esperienza oltre la mente. Satori non e' terapia - pur essendo fortemente terapeutico- e non ha come scopo quello di trovare temporanee soluzioni ai problemi quotidiani. Satori punta a dissolvere l'IDENTIFICAZIONE CON L'EGO che e' la causa unica di tutti i problemi. L'identificazione e' l'unico problema.
Un'intensa, onesta, aperta e compassionevole inchiesta usando le domande esistenziali: Chi sono io? Chi c'e' dentro? Che cosa e' la vita? Che cosa e' l'amore? e altre ancora. Ognuna di queste domande e' un cammino che ti puo' portare dalla confusione della personalita' alla cima radiosa della chiarezza.

con Avikal Costantino e Karuna Cinelli
in ITALIA, 12-19 giugno al Campus di Sommacampagna (VR)

con Avikal Costantino
in INDIA, 6-13 settembre a Osho Nisarga, regione di Dharamsala, alle pendici
dell' Himalaya

contatta Karuna, email
karuna@integralbeing.com cell. +393487041071
per ulteriori informazioni sul ritiro e le localita' puoi anche andare su
http://integralbeing.com/SatoriHTML/Satori_2010_italian.html

DALLA SCARSITA' ALL'ABBONDANZA
Abbondanza e vitalità: l'esistenza è un’esplosione di potenzialità e possibilità, di creatività e desiderio.
Un rapporto infantile con il nostro giudice interiore ci rende incerti, insicuri, timorosi di sbagliare. La dipendenza interna dall'inconscia struttura di giudizio ereditata dai nostri genitori e dalla società ci obbliga a guardare a noi stessi e al mondo in modo distorto.
Il principio di scarsità, basato su limiti e conflittualità, è al centro della struttura psichica chiamata Superego insieme alla profonda e inconscia convinzione dell' impossibilità di soddisfazione. E quando il piacere e la soddisfazione avvengono essi “DEVONO” essere temporanei e “NON POSSONO DURARE”, ci ripete il giudice interiore.
La convinzione che la vita sia scarsa: d'amore, di ricchezza, di gioia, di sessualità, d'intimità e di passione e che c'è da lottare, faticare o accontentarci, crea una rete di tensioni nel corpo e un sottile cappa di grigiore e delusione che ci avvolge filtrando l'esperienza del momento e leggendola con gli occhi spenti del passato. Anche temporanee soddisfazioni e conquiste non scalzano mai questa radicata convinzione che l'abbondanza non è possibile. O che non la meritiamo.

Diventando consapevoli di questa cappa e dei suoi effetti e della fondamentale falsità delle sue premesse, liberiamo la nostra gioia di vivere e la capacità concreta di manifestare abbondanza e prosperità nella nostra vita.
Prerequisito per partecipare a questa sezione: Conoscere il Giudice Interiore.

Al CAMPUS di POVEGLIANO VERONESE dal 1 (ore 21) al 4 Ottobre 2009
Tel. 0456350786, email:
ufficio@oshocampus.com

giovedì

SIAMO
LA
MASCHERA
O
SIAMO
QUALCOS'ALTRO?


Chi c'e' dietro la maschera che siamo costretti a indossare per funzionare nel mondo? Chi siamo veramente, se liberati dal condizionamento ricevuto dalla famiglia e dalla societa'? Se liberi dalle paure e le preoccupazioni che motivano la sopravvivenza e l'adattamento? E' possibile essere spontanei ed autentici, o e' solo un desiderio infantile da lasciarsi alle spalle insieme a tutti i nostri sogni?
Il libro affronta queste tematiche e offre comprensioni e tecniche per riconoscere il nostro Se' autentico, aiutandoci a realizzare che dietro la nostra personalita' c'e' un universo misterioso, un oceano di potenzialita', e che quella e' la nostra vera natura.
Allora la frase "conosci te stesso" non sara' piu' solo un'indicazione di filosofi e mistici, ma ci offrira' la possibilita' concreta di fare domande giuste, quelle che ci servono per sollevare il velo che nasconde il nostro volto originale.
L'autore offre una descrizione precisa di quel processo di perdita della nostra vera natura causato dall'identificazione con la personalita' e dall'attaccamento alla storia personale e fornisce elementi di comprensione che ci sostengono nel processo di liberazione dalla tirannia del giudice interiore e nell'assunzione di responsabilita' per la nostra vita. Infine, attraverso tecniche di meditazione, esplorazione e visualizzazioni, ci apre la porta alla possibilita' di fare l'esperienza diretta del nostro Se' autentico.


SENZA MASCHERA
La scoperta del Se' autentico
di Avikal E. Costantino








Edizioni Tecniche Nuove Milano, collana Nuovi Equilibri
Potete anche ordinare il ibro sul sito di Tecniche Nuove cliccando su questo link
http://www.tilibri.com/libri/senza_maschera.html
Oppure telefonate a The Campus: 0456350786 o mandate una email a
ufficio@oshocampus.com

sabato

CORSI, RITIRI E TRAININGS nel 2008/2009


IL CANE CHE ABBAIA (note sul giudice di Avikal Costantino)

Il Giudice Interiore, anche chiamato Superego, e’ una parte molto specifica della nostra struttura psichica che provvede regole, barriere morali, il codice etico e definisce quindi cio'che e' giusto e cio' che e' sbagliato. Normalmente e' caratterizzata da aggressivita' o da manipolazione ed e' attraverso la presenza di queste qualita' che e' possibile riconoscere quando il superego e' in azione. Il superego e' fondamentalmente la introiezione di tutti i "dobbiamo" e "non dobbiamo" che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e successivamente da altre figure di autorita'. ( scarica qui le NOTE SUL GIUDICE di Avikal Costantino in pdf)

CHI O COSA CONTROLLA LA TUA VITA?

VIDEO
Pensi di agire e pensare liberamente
oppure a volte senti che la tua vita
è come inserita in un meccanismo ripetitivo?
Ti sei mai posto questa domanda?

martedì

NESSUNO E' IMMUNE

Da bambini apprendiamo regole e principi che condizionano i nostri comportamenti, ci consentono di sopravvivere, ma ci allontanano sempre più dalla nostra essenza. Così creiamo la nostra personalità: ciò che crediamo di essere.
Questo processo è regolato dal giudice interiore che definisce ciò che possiamo o non possiamo fare e impedisce ogni cambiamento profondo.
Lo scopo del nostro lavoro è di identificare “la voce” del giudice, riconoscerne gli attacchi e imparare a difenderci da essi per affermare la nostra vera individualità.
PUBBLICAZIONI:
Consigliato a chi vuole approfondire:

La liberta' di essere se stessi.
Il giudice interiore ed il conflitto tra dovere ed essere.
di Avikal E. Costantino
Giudice Interiore, Superego, Cane che abbaia: nomi diversi con cui e’stata chiamata quella presenza che giudica e valuta ogni aspetto della realta’ interiore ed esteriore e indicata anche, da molte tradizioni, come uno degli ostacoli fondamentali nel cammino spirituale e la realizzazione personale.
L’attivita’ del giudicare e’ cosi’ fondamentalmente connaturata al modo in cui funzioniamo da essere data per scontata, anche quando genera grande sofferenza, incomprensione e conflitti.
In questo libro Avikal Costantino condensa piu’ di trent’anni di esperienza nella ricerca psicologica e spirituale affrontando in maniera semplice la genesi e il funzionamento di questa struttura psicosomatica ed i suoi effetti limitanti in relazione alla crescita personale, la sessualita’, le relazioni affettive e di lavoro e l’espressione della nostra potenzialita’.
Attraverso esercizi ed esplorazioni il lettore e’ sostenuto nel divenire consapevole della presenza del giudice nella sua vita quotidiana e nell’ iniziare una trasformazione concreta che supporti la sua capacita’ di amare, creativita’ ed individualita’.
Edizioni Tecniche Nuove Milano, collana Nuovi Equilibri
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LA LIBERTA' DI ESSERE SE STESSI
di Avikal Costantino


La libertà di essere se stessi passa attraverso il riconoscimento dei giudizi interiori, il mostro chiamato Medusa, superego, il critico interiore o "il cane che abbaia", che usa la colpa, la vergogna, lo sminuirsi e il giudicarsi. Anche i ricercatori di vecchia data necessitano di portare consapevolezza al superego, che come i serpenti della testa di Medusa, una volta tagliati tendono a ricrescere.

Se anche tu sei uno di quelli con questa folle passione di essere te stesso e sei stato morso dalla curiosità e ti trovi quindi a farti domande qua e là e, soprattutto, se ti domandi cose come: ”Chi sono io?, Che ci faccio qui?, Cos’è l’amore?”, sta attento perché dovrai fare i conti con Medusa prima di essere ammesso al prossimo livello.
Lei è il mostro del giudizio e del pregiudizio che sbarra la strada alla possibilità di fare l’esperienza diretta di se stessi e della realtà. Usa strumenti come il senso di colpa, la vergogna, le opinioni, i criteri di comportamento ed altro ancora. Mi ricordo che avevo 12 o 13 anni quando per la prima volta mi accorsi della presenza del mostro dentro di me. Stavo camminando nelle strade di Venezia quando sentii qualcosa di simile ad un muro che mi circondava: un muro che creava una barriera invisibile tra me e gli altri ed una bufera dentro i suoi confini.
Molti anni dopo capii che quel muro era uno dei sintomi della presenza di Medusa. Molti anni dopo avevo raccolto sufficiente comprensione e capacità per essere in grado di riconoscere la presenza del giudice interiore, i suoi attacchi, le sue strategie, le sue funzioni e soprattutto il dolore e la separazione che crea.

Com’è che questo mostro, anche chiamato superego, il critico interiore o il cane che abbaia, mantiene il controllo?
Osserva questo momento e nota la tua esperienza: forse è il modo in cui sei seduta, o la sensazione dello schermo di fronte a te e delle lettere delle parole, o la luce e i suoni intorno a te…qualunque cosa sia, puoi notare che immediatamente vi è la presenza di un commento collegato alla tua esperienza: “mi piace, non mi piace, è buono, non lo è, mi fa sentire bene” o qualunque altro giudizio, valutazione o paragone. Il mostro è in azione: non ci lascia mai soli, è sempre lì a commentare, valutare ed elaborare. Appena facciamo I conti con un giudizio e creiamo un pò di spazio, se ne presenta un altro. Togliamo di mezzo un pregiudizio e compare il paragonarsi.

Come nel mito, quando l’eroe taglia un serpente dalla testa di Medusa immediatamente ne cresce un altro e probabilmente, come nel mito, possiamo essere liberi solo tagliando la testa. Ma non lo facciamo, al contrario, facciamo di tutto per far finta che il giudice non esista, per negare la sua presenza. Perché? Sopravvivenza è la semplice risposta. Siamo convinti nel profondo dell’essere che non possiamo sopravvivere senza il giudice.

Il superego, che Osho chiama coscienza, è l’internalizzazione dei nostri genitori e di tutte le figure d’autorità del nostro passato e ci serve per garantire e mantenere la nostra sopravvivenza ed una certa salute mentale. Ma, come sappiamo, sopravvivere e vivere non sono la stessa cosa.

Lavorando con le persone e condividendo con amici ho avuto modo di osservare chiaramente che anche dopo anni e anni di meditazione e ricerca eravamo ancora nella prigione, appesantiti e sminuiti dalla presenza di questa agenzia coercitiva interna. Riconobbi tutto ciò anche osservando la mia paura e rabbia durante la pratica delle arti marziali, in molti anni di lavoro sull’Hara ed infine nel lavoro con Faisal Muqaddam e il Diamond Logos Teachings.

Diventò anche chiaro che non c’è risoluzione possibile di alcun conflitto interno (che sono sempre conflitti tra Ego e Superego) senza uscire radicalmente dalla negazione enorme della presenza del giudice e senza un confronto diretto con lui. Una volontà incrollabile d’essere libero. Nella tradizione mistica uno dei miti di questo scontro è la battaglia tra Davide e Golia.

Allora, è la testa della medusa che va tagliata. Abbiamo bisogno di una spada. Per fortuna non dobbiamo cercare tanto perché l’abbiamo già: la nostra consapevolezza. Ma presto ti accorgi che è inutile avere una spada se non sai usarla, devi praticare.

Questa pratica è l’auto-inchiesta: significa che decidi che hai una missione – muoverti al prossimo livello - e che sei pronto a reclamare le ricchezze e l’abbondanza, i regali e la bellezza e tutte le sorprese che questa vita ti offre e che è arrivata l’ora di guardare il mostro in faccia.

Ciò che produce l’auto-inchiesta è la comprensione. Comprensione non sul fatto che i giudizi siano giusti o sbagliati ma piuttosto del meccanismo psichico che li manifesta, li sostiene e del loro funzionamento. Attraverso l’auto-inchiesta arriva la realizzazione che ogni volta che “sei te stesso” si attiva il meccanismo e, attraverso varie forme di punizione (colpa, vergogna, sminuirsi ecc.), ti ritira verso “come dovresti essere” (bello, intelligente, gentile, spirituale, sexy, di successo, magro, forte, illuminato e tutti gli altri attributi che ti vengono in mente).
Una volta che capiamo veramente come funziona il meccanismo e come ci attacchiamo ad esso, allora possiamo smettere di perdere il nostro tempo con i singoli giudizi (i serpenti) e siamo pronti ad usare la spada e tagliare la testa di Medusa.

L’ultima cosa di cui hai bisogno è d’imparare a stare allerta così da poter accorgerti quando Medusa ti attacca. Per essere allerta hai bisogno di essere presente ed il modo più facile per esserlo è stare nel corpo. Di nuovo puoi usare l’auto-inchiesta per imparare a portare questa presenza nel corpo domandandoti il più spesso possibile : Qual è la mia esperienza del mio corpo in questo momento?” così che ogni pensiero, ogni emozione o percezione sia riconosciuta nella sua manifestazione fisica in questo famoso qui/ora.
Allora un giorno sei qui, presente nel corpo, allerta, con la spada della tua consapevolezza che brilla tagliente, e ti senti radicato e centrato e fiducioso perché ti sei allenato con dedizione e passione e vedi Medusa che si avvicina con il fuoco nei suoi occhi e ad un tratto tutto r a l l e n t a i n s i e m e a l t u o r e s p i ro e tutto diviene così chiaro e definito come in un mattino cristallino sulla montagna, e tu ti lasci andare in questo momento… e senti così forte in te quel folle desiderio di essere te stesso…e elevi la tua spada, ti fermi a mezz’aria e, all’improvviso, riconosci anche in Medusa un’opportunità per praticare presenza.
Il fatto stesso di tornare al momento presente, il fatto stesso di coltivare la nostra attenzione e lo stare allerta, ci porta dove non abbiamo neppure bisogno di usare la spada e uccidere Medusa.
I maestri Zen chiamano medusa il “Cane che abbaia”. Quando siamo presenti e allerta il cane può abbaiare ma non ci sono ripercussioni in noi o la necessità di interagire o difenderci dagli attacchi del superego. Abbaiare è la natura del cane così come giudicare e avere pregiudizi è la natura del superego. Non abbiamo bisogno di cambiarlo e non abbiamo bisogno di ascoltarlo. Una rilassata presenza prende il posto della negazione, essere allerta prende il posto della reattività. Libertà consapevole al posto della ribellione. Trascendiamo integrando.
In tutti i miei anni da ricercatore non ero mai venuto in contatto con alcun corso che trattasse specificamente del superego. È certamente presente in approcci terapeutici come Primal e Fisher-Hoffman ed è uno degli ostacoli principali da superare in processi radicali quali Satori e il Path of Love, ma in nessuno di questi gruppi la presenza del giudice viene affrontata direttamente.

Fu attraverso la mia associazione con Faisal Muqaddam e il Diamond Logos Teachings che nel 1997 ebbi chiara la necessità di creare un percorso specifico sul giudice interiore e la sua relazione con l’ego.

Oltre a regolare la sopravvivenza, la funzione principale del superego è mantenere lo status quo creando confini con cui ci identifichiamo. L’esperienza di “spazio” che abbiamo a volte ha a che fare con la caduta o dissoluzione temporanea di uno o più confini e del giudice. In quello spaziol’Esistenza, l’Essere, Dio, l’Assoluto, ci inonda e riempie e per un attimo siamo di nuovo riconnessi con la nostra vera natura.

Ho creato allora un gruppo nel quale la presenza del giudice può essere svelata, capita e trasformata.
Primo passo: accettare che il giudice dirige la nostra vita attraverso giudizi, opinioni, criteri, pregiudizi, ecc. e diventare consapevoli dell’ambiente limitato in cui viviamo e delle strategie di controllo.

Secondo passo: capire perché abbiamo un superego, come si è formato, quali sono le sue funzioni e come, dove e quando ne abbiamo bisogno.

Terzo passo: imparare a difendersi consapevolmente dagli attacchi e le manipolazioni del superego e a dis-identificarsi sia dal superego (il genitore internalizzato che attacca) e l’ego (il bambino che reagisce).

Quarto passo: spostare l’attenzione alla vera guida interiore. Riconnetterci con la capacità dell’esperienza diretta e la conoscenza oggettiva. Osho chiama questo il movimento dalla coscienza alla consapevolezza.

“Non c’è alcun bisogno di sviluppare una coscienza. Ciò di cui abbiamo bisogno è consapevolezza non coscienza. Coscienza è una cosa falsa. La coscienza è creata dalla società, è un metodo sottile di schiavitù. La società ti insegna cosa è giusto e cosa è sbagliato e comincia ad insegnare al bambino prima che egli sia consapevole, prima che possa decidere da solo cosa è giusto e cosa è sbagliato, prima che sia consapevole di cosa gli succede, prima che si sia svegliato. Tutte quelle idee di genitori, di preti, d’insegnanti, di politici e santi, tutte quelle idee si mescolano dentro di lui e diventano la sua coscienza. E a causa di questa coscienza egli non sarà mai in grado di sviluppare la consapevolezza, perché questa coscienza è una pseudo consapevolezza. E se tu sei soddisfatto con quello che è falso non penserai mai a ciò che è reale…. – Osho -

Ogni volta fai qualcosa che la tua coscienza giudica sbagliato ti senti in colpa, soffri, senti dolore dentro. Hai paura, tremi, c’è ansietà. È la paura di perdere il paradiso, è la paura dell’inferno, la paura che potresti andare nell’inferno….questa è la coscienza. La coscienza è arbitraria e artificiale. La coscienza è necessaria alla società che non ti vuole intelligente. E così invece di aiutarti ad essere intelligente ti da regole, leggi e ti dice come comportarti: non fare questo, non fare quello…..All’inizio sarà difficile perché non avrai una mappa. La mappa è contenuta nella coscienza. Ti dovrai muovere senza una mappa, in territorio sconosciuto, senza istruzioni.. I vigliacchi non si possono muovere senza istruzioni, i vigliacchi non si possono muovere senza mappe. E quando ti muovi con mappe e istruzioni non puoi entrare in nuovi territori, in situazioni sconosciute. Continui a muoverti nel conosciuto, non salti mai nello sconosciuto. Solo il coraggio può abbandonare la coscienza.

Coscienza vuol dire tutta la conoscenza che hai già e consapevolezza vuol dire essere vuoto, completamente vuoto, e muoversi nella vita con quel vuoto, guardando attraverso quel vuoto e allora ogni azione ha una grazia incredibile. E tutto ciò che fai è giusto.” (Osho, The Fish in the Sea is not Thirsty, #11)

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